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venerdì 23 febbraio 2018

Quiz e test su Facebook, ecco quali rischi si corrono


«A che animale somigli?»; «Di quale attore sei sosia?»; «Cosa sarai nella prossima vita»? Sono sempre di più, nel mare magnum dei social, gli utenti che si divertono a giocare ai test su Facebook ma bisogna fare attenzione perché dietro a quello che sembra un innocuo divertimento ci può essere l'ombra di qualche società che, a nostra insaputa, si impossessa dei nostri dati. A lanciare l'allarme è la polizia Postale.
«Attenzione, corriamo dei rischi quando facciamo i quiz su Facebook», avverte Marco Valerio Cervellini della Polizia Postale e delle Comunicazioni. «Non ce ne rendiamo conto - spiega all'Adnkronos - ma già nel momento in cui si clicca su 'inizia il test', si esce fuori da Facebook, quindi da un'area in cui abbiamo configurato i requisiti di privacy: si finisce così per inserire all'esterno del social i nostri dati, che potrebbero finire in mani sbagliate». La lista dei dati che immettiamo sul web per giocare online è lunga: il nome, la data di nascita, la città natale, dove abbiamo studiato, i 'Mi piace' che abbiamo messo, le foto, il browser che usiamo, la lingua, la lista degli amici e l'indirizzo IP.
Informazioni che, ricorda Cervellini, «hanno un valore sul mercato», in quanto ci sono diverse società interessate «allo studio dei profili per indirizzare i loro prodotti in modo più mirato. Quante volte ci è arrivata, ad esempio, una mail che ci ha proposto un prodotto vicino ai nostri gusti? Ecco, la risposta è frutto anche di quelle informazioni che ingenuamente noi forniamo ai gestori dei test, che a loro volta 'autorizziamo' a vendere a società terze». Autorizzare, già. Perché nel fornire le informazioni richieste al gestore del quiz per accedere al gioco online, «distrattamente non lo leggiamo ma accettiamo anche le condizioni che prevedono la cessione a a società esterne dei nostri dati privati», spiega Cervellini.
«Una delle società che produce queste app, a ben guardare ha anche delle condizioni piuttosto agghiaccianti per quanto riguarda la politica sulla privacy. Queste comprendono il fatto che quando si decide di non usare più l'app, essa può continuare ad usare i dati forniti. 
E può memorizzare i dati su qualsiasi server del mondo», si legge in un avviso pubblicato dalla Polizia Postale sulla sua pagina Facebook 'Una vita da social', che ha già ottenuto centinaia di condivisioni. Una domanda, in particolare, dovrebbe far riflettere: «Vale davvero la pena di fornire tutti questi dati solo per condividere un momento di ilarità? La prossima volta, prima di iniziare uno di questi test, pensate alle implicazioni che questo avrà sulla vostra privacy».

martedì 20 febbraio 2018

Le scuole italiane sono antisismiche? Il 90% no! Ecco la situazione a Levanto e provincia

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Da un paio di anni il MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) ha creato un open data (http://dati.istruzione.it/opendata/), un portale web dove chiunque può consultare una miriade di documenti relativi all'universo scolastico. L'anno scorso la rivista Espresso aveva approfondito un argomento molto delicato: la sicurezza degli edifici scolastici.
Questa inchiesta ha rivelato un quadro inquietante: quasi il 90% delle scuole italiane (44.486 scuole pubbliche, su un totale di 50.804 censite) non sono costruite con criteri antisismici (secondo il decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, http://www.camera.it/cartellecomuni/leg15/RapportoAttivitaCommissioni/commissioni/allegati/08/08_all_dm_2008.pdf), il che significa che in caso di terremoto più o meno grave, sono tutte potenzialmente a rischio crollo.
Una delle difficoltà maggiori è che molte strutture sono vecchie, e per questo più vulnerabili. Oltre 8.000 scuole si trovano in edifici costruiti almeno 50 anni fa, e 331 di queste risultano proprio nelle aree del paese in cui si prevede che ci saranno i sismi più devastanti. Come se non bastasse, alcune sono anche soggette a vincolo idrogeologico, il che significa che esse sono esposte contemporaneamente a tutti i rischi possibili.

Il MIUR ricorda che: «I dati presenti in anagrafe sono inseriti dagli enti locali ai quali compete la gestione degli edifici», ovvero «i comuni per le scuole del primo ciclo e le province per le scuole del secondo ciclo». In alcune occasioni le informazioni sono mancanti, e questo significa che «l’ente locale competente, al momento dell’inserimento dei dati, non ha indicato nulla», dunque è a esso che vanno imputate eventuali mancanze o errori.
Andando a spulciare questa mole immensa di dati, ho estrapolato la situazione delle scuole di Levanto e del resto della provincia di La Spezia, ecco come si presentavano i vari istituti nell'anno scolastico 2015/2016. Ovviamente se una scuola negli ultimi 2 anni non è stata ristrutturata o non sono stati messi in atto provvedimenti tali da garantirne la sicurezza in caso di sisma, la sua situazione resta critica come allora.