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lunedì 11 marzo 2013

Granfondo La Spezia 2013: ma l'auto "fine gara" a cosa serve?



Ieri si è svolta la ormai famosa "Granfondo" di La Spezia, gara ciclistica che attraversa la nostra Provincia e che attira innumerevoli appassionati provenienti da ogni parte d'Italia.
Premesso che non sono ne un praticante del ciclismo ne un tifoso, con l'occasione vorrei invitare tutti quanti girano attorno a questo mondo ad una seria riflessione. Come sempre quando ci sono delle gare ciclistiche si sa, la viabilità viene interrotta o regolamentata da orari in cui potrebbero verificarsi dei blocchi stradali.
Ieri mattina il caso ha voluto che tornando indietro da La Spezia e percorrendo la Via Aurelia, dopo aver attraversato la cittadina di Riccò del Golfo, erano quasi le 11 e mezza ed ho incrociato la prima moto della Polizia Stradale la quale giustamente mi invitava ad accostare a a fermarmi per l'imminente arrivo dei primi corridori. Ormai ero arrivato al comune di Beverino, pochi metri prima del ponte di Padivarma.
Una volta fermato, iniziavano a scorrere i primi ciclisti, poi le varie ammiraglie al loro seguito, dopo alcuni minuti altri gruppi sparsi di ciclisti, altre moto e così via per una buona mezzora.
Dopo aver visto passare diverse centinaia di corridori ecco le ultime 3 ambulanze e l'auto che esibiva il cartello "Fine Gara" che faceva intendere a me e agli altri automobilisti che la strada sarebbe tornata percorribile. Una volta ripartito mi avviai verso Borghetto Vara, ma ecco l'amara scoperta: i ciclisti non erano finiti ed io continuavo a vederne arrivare altri, di tanto in tanto ancora qualche moto. Lungo la strada resistevano ancora le pattuglie di polizia municipale carabinieri e forestale, che presidiavano i vari svincoli, ma i corridori non dovevano già essere passati tutti? Con questo dubbio, a tratti angosciante visto che le possibilità di fare un frontale ad ogni curva erano elevate, proseguivo in direzione di Levanto. Tutta questa situazione assurda si ripetè a sprazzi sino al Montale dove vidi finalmente gli ultimi 2 corridori che arrancavano per la salita, lentamente.
Ora nella mia ignoranza in materia voglio chiedere questo a chi di dovere, ma è mai possibile che centinaia di corridori che partecipano ad una gara così nota siano lasciati alla mercè delle auto che li incrociano, con il serio pericolo che vengano travolti?
Che senso ha avere l'auto che sancisce la fine della corsa se invece, dopo di se, si vedono ancora per decine di km altri corridori?
La cosa più assurda mi è capitata quando ho dovuto superare il restringimento della carreggiata a causa di un cantiere poco prima di giungere a Borghetto Vara, dove ormai da mesi c'è un semaforo. Per mia fortuna passando ovviamente con il segnale verde, non mi sono ritrovato ciclisti che mi venivano addosso, ma tutto ciò è stato casuale sennò il rischio di fare un frontale era totale!
Mi auguro davvero che questa mia riflessione giunga sulla scrivania di coloro che organizzano magari anche da diversi anni gare come questa, che provvedano alla prossima occasione a gestire seriamente la sicurezza di una manifestazione ciclistica che è risaputo, sia una delle più pericolose poiché svolta su strade dove vi sono appunto automobili che possono scontrarsi frontalmente con le biciclette.
E che sia la prima e l'ultima Granfondo gestita così malamente, perché la pelle delle persone non sia tutelata al massimo solo quando queste sono dei professionisti, tutti devono poter svolgere una gara senza rischiare la propria vita, ormai è risaputo che questa gara ogni anno raccoglie centinaia di iscritti, forse anche un migliaio, e se l'ultimo corridore impiegasse anche 3 ore in più del primo, l'auto che chiude la gara deve aspettarlo e stargli dietro e  non 30 km davanti! Idem devono fare le ambulanze, o quantomeno ne resti in coda una.
Perché l'importante non sia solo partecipare, ma soprattutto arrivare al traguardo sani e salvi.
 

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