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giovedì 19 aprile 2012

Tutela sanitaria nel mondo dello sport: un obbligo? Per molti è un optional

L'anno scorso, verso settembre, il sottoscritto insieme ad altre persone partecipò ad una riunione dove si decidevano i calendari della stagione 2011/2012 del campionato di calcio provinciale UISP di La Spezia.
Per l'ennesima volta mi veniva ricordato che tutti i tesserati devono avere il certificato medico della visita d'idoneità agonistica, poiché è obbligatorio ed è una regola che vale sia per la UISP che per altre associazioni, tipo la FIGC.
Io che per il secondo anno rappresentavo la mia squadra CEULA 2010 nelle vesti di presidente e anche giocatore, riportavo il messaggio a tutti i miei amici, che così come nella stagione passata, si sarebbero messi in regola, com'è giusto che sia.
Purtroppo già in passato ero venuto a conoscenza da altri ragazzi che partecipano al nostro campionato, che questa visita la fanno poche persone, addirittura molte squadre sono totalmente fuorilegge non avendo nessun tesserato coperto dalla visita, che tralaltro si deve fare ogni 12 mesi e non con una cadenza più vicina. Così dissi nuovamente al presidente della Lega Calcio che l'argomento visita medica doveva essere trattato in maniera diversa, visto che fare gli appelli non è sufficiente e molti se ne fregano, dal momento che nessuno controlla e, fin che non succede nulla, tutti felici e contenti. Ultimamente alcuni giocatori professionisti (e non dilettanti come il sottoscritto) hanno avuto malori mentre stavano giocando una partita, alcuni si sono miracolosamente salvati (vedi Muamba nella Premier League Inglese), altri non ce l'hanno fatta (vedi Morosini).
Stimolato forse da questa ennesima tragedia, sono tornato alla carica a chiedere delucidazioni alla Lega Calcio UISP, sollecitando maggior rigore per una questione così delicata ed importante, quale la tutela sanitaria di ogni singolo atleta. La risposta è stata che i vertici UISP da sempre sono in prima linea per sensibilizzare al massimo tutti gli associati, che ricordano settimanalmente anche nei loro comunicati dove riepilogano i risultati delle varie gare, la regola vigente, ma che di più non possono fare, siccome fin che il CONI non li costringerà a tesserare ogni persona contestualmente alla presentazione del certificato d'idoneità agonistica, loro hanno le mani legate.
Così, per capire se sta cosa è davvero irrisolvibile, ho mandato una mail direttamente al comitato provinciale del CONI, all'attenzione del Presidente Lombardi. Sono passati un paio di giorni e, quando ormai non ci speravo più, proprio ieri in serata ho ricevuto la telefonata dello stesso Presidente.
Intanto ha voluto specificare come ciò che mi era stato detto dalla UISP fossero delle illazioni, volendo anche denunciabili, visto che ogni associazione ha le sue regole e non deve aspettare il benestare di altri per poterle applicare. Piuttosto per contrastare questo malcostume dovrebbero essere fatti dei controlli da parte della ASL che andassero a verificare che tutte le squadre iscritte sono coperte dalla visita obbligatoria. Visita che va ricordato si può effettuare solo presso gli ambulatori dei medici dello Sport e non dal proprio medico della mutua, e che per i minorenni è gratuita mentre per tutti gli altri ha un costo massimo di 50 €.
Al Sig. Lombardi ho ribadito come sia semplice, volendo, sistemare questa faccenda, ed ho riportato la proposta che avevo fatto qualche giorno prima direttamente alla UISP: basterebbe che all'inizio della stagione le varie federazioni, dessero il tempo massimo di 1 mese dalla data dell'iscrizione di ogni squadra, per consegnare tutti i certificati e consentire così di far visitare tutti gli atleti. Così in quel lasso di tempo ogni squadra avrebbe la possibilità di mettersi in regola e di non lasciare le cose in sospeso, e finalmente molti, facendosi visitare, potrebbe inaspettatamente scoprire che quello sport non fa per loro, perché magari dai controlli medici hanno delle piccole malformazioni al cuore, come spesso succede. O magari molti sarebbero bloccati perché il loro fisico non riuscirebbe più di tanto a sopportare i vari sforzi che un'attività sportiva richiede. Per chi invece non consegnasse i certificati di tutti gli atleti, sarebbe escluso in automatico dal campionato e perderebbe la quota iscrizione che, per quanto riguarda il campionato di calcio, si aggira su quasi 800 €.
Infine che dire... dopo tutto sto giro di consultazioni ho dedotto questo: le regole esistono ma nessuno vigila affinché siano rispettate, le varie associazioni evidentemente per paura che possano subire un crollo considerevole di iscrizioni fanno orecchie da mercante e gli utenti finali, ossia gli atleti, continuano a non essere tutelati a causa dei soliti sporchi interessi che prevalicano la salute di tutti. Loro che fanno le regole rimandano il problema al mittente, dicendo che più di dire che se succede qualche "casino" ci va di mezzo chi è responsabile di quella squadra e l'atleta in questione.
Ma tutto ciò è comunque una gigantesca presa in giro, perché se è vero che la coscienza di molti da la precedenza a non spendere quei 50 euro a costo di mettere a rischio la propria pelle, è altrettanto vero che manca una cultura della tutela sanitaria.
E se l'avere un defibrillatore a bordo campo per ogni partita che viene disputata, è una chimera, considerando che ogni macchinario costa qualche migliaio di euro e che una spesa del genere per piccole realtà come la mia squadra, purtroppo, non è sostenibile, almeno cerchiamo di fare in modo che tutti coloro che vorranno affrontare un campionato di qualsiasi disciplina sportiva sia, siano controllati e che chiunque scenderà in campo possa farlo mettendo sempre davanti la propria salute. Ancor prima di dire che "l'importante è partecipare".

VIDEO: La visita medica agonistica: ecco cosa viene fatto (parte 1)
VIDEO: La visita medica agonistica: ecco cosa viene fatto (parte 2)

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